Strada facendo by Gaetano Quagliariello

Strada facendo by Gaetano Quagliariello

autore:Gaetano Quagliariello [Quagliariello, Gaetano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Antropologia
ISBN: 9788849867947
editore: Rubbettino
pubblicato: 2021-04-08T06:52:09+00:00


Arrivo ad Arpino in pulmino da Trisulti, dopo aver visitato Veroli e Casamari. Percorsi a piedi in totale (comprese le visite) 14 chilometri, con 286 metri di dislivello.

27 giugno

Ieri sera cena alla città vecchia che domina dall’alto il borgo abitato. Scorci bellissimi sui monti che circondano Arpino da ogni lato; tramonto addirittura accecante. Dopo mangiato ci si incammina verso la torre medievale intitolata a Cicerone. Nel frattempo è calato il buio e lungo la strada veniamo sorpresi da luminosità che si accendono e si spengono a intermittenza: prima una, poi due, poi tante. Sono le lucciole; non le incontravo da più di vent’anni. L’ultima volta era accaduto a Monteluco vicino Spoleto, oltre quattro lustri fa. Mi viene da pensare che a Pasolini avrebbe fatto piacere che esse si fossero manifestate ad Arpino, dove la tradizione anziché scivolare via si sedimenta non solo nei monumenti ma anche nel modo di essere delle persone.

Dopo la visita alla torre, Giuseppe, che ci accompagna, ci fa una breve intervista sulla nostra esperienza di camminatori e sul nostro approdo ad Arpino. Di fronte allo smartphone – moderno surrogato della telecamera – don Liberio è perfettamente a suo agio, sembra un attore consumato; Antonio tira fuori tutto il suo mestiere; io sono in fondo il più “imbranato”, inseguendo concetti troppo complicati attraverso faticose circonlocuzioni. Rivedendo l’intervista ripresa da una testata locale, mi viene da chiedermi: «ma come ti è saltato in testa, a suo tempo, di fare politica?».

Ci si rimette in cammino, dopo una foto di rito di fronte al “Cavallier d’Arpino” dove abbiamo trascorso la notte. Il primo tratto di strada ci viene abbuonato; si parte direttamente dall’alto per discendere il monte per oltre cinque chilometri. Nonostante sia assai presto, il caldo è asfissiante e lungo tutto il percorso non si incontra una fonte cui abbeverarsi. Per questo abbiamo riempito tutte le borracce alla fontana del paese, adiacente alla piazza. Il tracciato è impervio ma bellissimo. A fondo valle si intravede in una gola il corso del Melfa, fiume in realtà prosciugato e, dall’altra parte, una parete di verde corrispondente a quella che stiamo discendendo, ricca di anfratti e grotte. Se si considera poi la posizione del territorio, al confine tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie, la conclusione viene spontanea: terra di briganti per elezione. In meno di due ore completiamo la discesa e ci avviamo sulla carrozzabile di fondo valle già invasa dal sole e percorsa solo da ciclisti. Qualcuno di questi, solitario e non in gruppo, si ferma e ci chiede di scattargli una foto col suo cellulare a testimonianza imperitura dell’impresa.

Mentre avanziamo lungo la strada, immersi nella calura, rapiti dalla bellezza selvaggia del luogo, ci viene incontro un motorino d’un temps che ci abborda. È Tommasino, il nostro locale punto di riferimento. Lo riconosciamo dall’adesivo del cammino apposto in bella mostra sul muso del ciclomotore come segno d’appartenenza. Ci ha portato una bottiglia d’acqua gelata e una di tè freddo. Svolge “il servizio” con tutti i pellegrini: quelli meno previdenti



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